XII Periegesi in Magna Grecia – Diario
Catania – la “via dei latifondi” – Agrigento – Caltagirone – Siracusa – Catania
29 Maggio – 7 Giugno 2015
I luoghi: Catania, Ramacca, Mineo, Santuario dei Palici, Sofiana, Piazza Armerina, Villa del Casale, Morgantina, Aidone, Agrigento, Casa di Pirandello, Caltarigone, Siracusa, villa romana del Tellaro, Calamosche, Vendicari, Avola, Siracusa, Catania
Venerdì 29 maggio. Viaggio tranquillo verso Catania, cielo sereno: il Gran Sasso, la Maiella, il mare Adriatico, Gaeta, il Vesuvio, Ischia, Procida. Poi Stromboli, Panarea, Salina, Lipari, Vulcano. Proprio sotto di noi Filicudi con capo Graziano: i ricordi. Il promontorio di Milazzo, i Nebrodi e la maestà dell’Etna, fumante e ancora innevato. A Fontanarossa prendiamo la navetta per il centro, che fa un percorso insolito passando dal porto. Scendiamo sul viale a mare, vicino alla stazione. Ambiente sporco, trasandato. Arriviamo in piazza Duomo e poi all’albergo: il Principe di Catania. Incontriamo Emma, già arrivata in mattinata, nella hall dell’albergo. Andiamo insieme (Primo, Carlo ed Emma, il gruppo si comincia a costruire…) al ristorante “Alla Marina” sotto i bastioni a mare della città seicentesca. C’eravamo già stati nel 2007, con Plinio, Carmen, Franco, Teresa… (IV° Periegesi in Magna Grecia). Questa volta però non si mangia particolarmente bene. Anche i prezzi, relativamente a quanto offerto, non sono contenuti.
Passeggiamo per la piazza del Duomo. Vediamo la risorgenza del fiume Amenano. Prendiamo un gelato e facciamo i programmi per domani. A fine giornata non poteva mancare una discussione sulla fine del mondo antico.
Sabato 30 maggio. Alle 9.00 si parte per le Terme della Rotonda, oggi chiuse (per manutenzione, ufficialmente) e il complesso del Monastero dei Benedettini, già incontrato leggendo “I Vicerè” di De Roberto. Ma ora, dal vivo, è una vera scoperta. Abbiamo una guida tutta per noi: Giovanni, gentilissimo e preparato. All’interno dello splendido manufatto secentesco, sono state riportate alle luce emergenze archeologiche di domus romane e anche qualche sporadica testimonianza dell’acropoli greca che sorgeva proprio qui, in cima alla collina di Montevergine. La grande eruzione lavica del 1693 arrivò a ridosso del monastero. Fu arrestata grazie ad uno sbarramento fatto costruire dai benedettini. Si possono ancora vedere i resti della colata lavica. Da ammirare anche la perizia e talvolta anche la bellezza degli interventi del recente restauro. Si scende al teatro greco. Anche qui lavori in corso: l’Odeon non è visitabile.
Nell’attigua chiesa di San Francesco c’è uno dei tipici matrimoni del Sud: macchine d’epoca, fiori, invitati, foto e foto, film… I protagonisti del matrimonio li ritroveremo anche di notte: sempre intenti a farsi foto, questa volta davanti alla cattedrale di Sant’Agata. Proviamo a visitare anche le terme achilliane, che però ci vengono chiuse sotto gli occhi. Facciamo uno spuntino da Prestipino sulla via Etnea: accettabile.
Floriana si aggiunge al gruppo e andiamo a visitare il Castello Ursino, con una mostra su Picasso. Visitiamo la sezione archeologica e poi la pinacoteca con le collezioni Biscari e dei Benedettini. La donazione Finocchiaro e i dipinti di Andrea Stomer che è morto in Sicilia.
Usciti dal Castello Ursino scendiamo in piazza Currò alla ricerca delle Terme dell’Indicatore. Impianto termale tardo antico, con la sala del calidarium praticamente integra. Sommerso dalle erbacce, dai rifiuti. Sull’abbandono campeggia la scritta del Ministero dei beni Culturali e della Identità siciliana. La pulizia da cartacce e erbacce non costerebbe più di mille euro.
Visitiamo poi la Cattedrale di Sant’Agata e quindi andiamo alla ricerca del Palazzo Biscari. È tardi e ora è chiuso: ci proponiamo di compiere la visita al nostro prossimo soggiorno a Catania.
Gli altri periegeti sono intanto giunti. Cominciamo ad incontrarli alla spicciolata. Comunque il ritrovo è all’elefantino alle 19.00. Alle 20.00 siamo a cena a “L’antica Sicilia” che si rivela una buona scelta. Dopo cena percorriamo la via Etnea fino a piazza Stesicoro e ai resti dell’anfiteatro romano.
Domenica 31 maggio. Il gruppo si ritrova all’elefantino alle 8.45. Puntuale anche Andrea, il nostro autista, ormai “ufficiale”. Ci dirigiamo dunque verso Ramacca. L’appuntamento con l’archeologa è per le 10.00, a un bar sulla provinciale. Noi arriviamo prima. Nell’attesa Cristina ci informa, partendo da un articolo di Salvatore Settis sul Domenicale, di una nuova ipotesi di lettura dei bronzi di Riace. Si legge anche una cronaca del viaggio in Calabria del 2006. Arriva infine Laura Sapuppo con una sua collaboratrice: la dott/ssa Verde.
Non è possibile visitare il sito della villa romana del Castellitto: gli scavi sono stati ricoperti (in un’ottica conservativa), ma soprattutto sono invasi dalle erbacce, rinvigorite dalle piogge recenti.
Andiamo subito a Ramacca per la vista del locale antiquarium dove sono esposti i reperti provenienti da vari siti di scavi del territorio circumvicino. Grande perizia e disponibilità delle due archeologhe. Ci trasferiamo alla Montagna di Ramacca per la visita dell’insediamento antico con i resti di un villaggio siceliota, ellenizzato e sotto l’influenza di Leontinoi.
Cielo nuvoloso, che a tratti minaccia la pioggia. Grande suggestione del panorama d’intorno che spazia dalla prospicente valle del Margi, con Mineo, Palagonia e Aidone. Più in lontananza si intravvede la rocca di Venere a Enna. In mezzo il cuore della Sicilia coltivato a grano. A est tutto è dominato dall’imponenza dell’Etna.
Salutiamo le nostre due archeologhe e ci trasferiamo a Mineo passando per la Valle del Margi e il sito archeologico di Palikè che abbiamo visitato nel 2014. Giunti a Mineo facciamo un modesto spuntino in un bar dal nome pretenzioso (“Etoile”) alla porta Adinolfo. In breve il dott. Fichera, del Comune di Mineo, ci raggiunge e ci guida alla visita del locale antiquarium e poi ad una breve passeggiata per la città. Nella sua esposizione accalorata la nostra guida dà rilievo agli abitanti di Mineo diventati famosi: da Ducezio alla famiglia Guzzanti, al prefetto Rizzo inventore dell’Esperanto, a Luigi Capuana. Passiamo anche davanti a palazzo Capuana, di cui la nostra guida è direttore. Visitiamo poi il luogo dove un tempo sorgeva la rocca di Ducezio, nel punto più alto della collina. Da qui un panorama mozzafiato. Di fronte a noi i luoghi tante volte descritti ne “Il marchese di Roccaverdina”. Mi ripropongo un viaggio per i luoghi letterari della Sicilia.
Oramai oltre le 16.00 partiamo alla volta di Sofiana. Sulla via ci attende una nuova guida: il signor Adamo che ci conduce al sito archeologico per vie non segnalate. La nuova guida ci apre il sito archeologico, con scavi ancora in corso. Tutto è comunque invaso dalle erbacce. Visitiamo le terme, poi i resti della villa romana, infine la basilica paleocristiana con relativo cimitero.
Sono ormai quasi le 20.00 quando salutiamo il sig. Adamo lasciandolo a San Cono, una cittadina famosa per i fichi d’India tardivi (detti “bastardi”): più tardivi, ma più dolci dei comuni fichi d’india.
In breve arriviamo a Piazza Armerina al nostro albergo: il Park Hotel. Trionfo del cattivo gusto, lontano dal paese, con camere ampie e tristi. Siamo costretti a mangiare in hotel. La cena è modesta, insidiata da un accompagnamento musicale quanto mai rumoroso e disturbante. Difficile difendersi dal rumore anche nel dopocena.
Lunedì 1 giugno. Alle 9.00 si parte per la Villa del Casale. La visita inizia prima che arrivi l’ondata turistica. L’orario si rivela ottimale. La visione dei mosaici è sempre un’emozione. E ancora di più lo è cercare di ricostruire l’ambiente di lusso che doveva definire la vita di questa residenza del basso impero. Riusciamo a dare un’occhiata anche agli scavi ancora in corso sul lato sud est dove è emerso un importante insediamento medievale rimasto in vita fino all’epoca normanna. Alle 12.30 ci ritroviamo all’uscita. Andrea ne approfitta per portarci in un punto panoramico dove si ha una vista d’insieme di Piazza Armerina.
Arriviamo a Morgantina al ristorante dal nome invitante (Euexei = benvenuto) che sono ormai le 14.00. Alcuni si dirigono subito agli scavi, altri restano al ristorante. L’ambiente è piacevole, buoni i cibi, il servizio è molto alla buona. La permanenza si protrae fin quasi alle 16.00. Nel frattempo ha cominciato a piovere. Non un acquazzone, ma una pioggia sottile e costante che rende impossibile la visita.
Ci dirigiamo a Aidone, al Museo Civico Archeologico, che avevamo già visitato nella X Periegesi in Magna Grecia. Il museo si è arricchito di nuovi spazi espostivi. Ha anche una mostra temporanea sui legami fra Cipro e la Sicilia. Ci sono esposti molti reperti di provenienza cipriota, in particolare da Kourion che abbiamo visitato nel corso della XIII Periegesi in Grecia. Ma il prestito è avvenuto a cura del Metropolitan Museum di New York, con rinforzi da parte del Museo Salinas di Palermo. Che è un po’ una nostra spina nel fianco, chissà quando lo potremo vedere riaperto. Poi c’è la meraviglia della dea di Morgantina, di grande, imponente bellezza.
Ripartiamo circa alle 18.00 alla volta di Agrigento. Entriamo in città seguendo il corso dell’Ipsias e proprio alle sue foci abbiamo l’albergo (“I Dioscuri”). Molto simile a quello di Piazza Armerina, ma meglio curato nell’arredamento. Ceniamo (male) a “Il pescatore”, sul lungomare. Sopraggiunge Riccardo, che ci comunica il placet da parte dell’INDA alla nostra giornata di studi. Dopo cena ci ritroviamo alla piscina dell’albergo per bere una bottiglia di zibibbo offerta da Andrea. L’aria è gradevole e fa intuire l’Estate, ormai vicina.
Martedì 2 giugno. Colazione su una bella terrazza sul mare, alla foce del fiume Ipsias. Si parte alle 9.00, verso la valle dei Templi. In primis rivediamo lo scempio dei palazzoni sulla città greca. La dove c’era l’acropoli di Akragas ora ci sono strade sconnesse, casupole, antenne e ripetitori telefonici. Più a est ci sono la chiesa di San Demetrio e il tempio di Demetra, che ci limitiamo a vedere solo da lontano. Entriamo dalla biglietteria prospicente il tempio di Giunone.
È una bella giornata di sole. Si percorre piacevolmente quella che un tempo era la via sacra (la “ierà odòs” di Agrigento). Il tempio della Concordia. Il tempio di Eracle. Il nuovo ponte sopra la strada statale. Il tempio di Zeus Olimpios, il tempio di Demetra e Core e quello degli dei inferi. La porta VI°. Il giardino della Kolimpetra e il tempio di Efesto oltre la ferrovia. Quest’ultimo una vera perla che sembra direttamente tratta da un’acquaforte dell’Houel.
Ci ritroviamo al parcheggio di fronte alla Clinica. Andrea ci porta a “Le Dune”, un posto sul mare, trucido, che non fa voglia di restare. Il mare è sporco. Anche Riccardo rinuncerà al “bagnetto”: il che è tutto dire!
Mangiamo alla bell’e meglio e velocemente torniamo verso la città antica. Visitiamo il museo archeologico e, nonostante le informazioni avute, lo troviamo chiuso. Indignazione mia e di Riccardo. Ritorniamo alla biglietteria, confronto con il custode capo che, di fatto ci dice che lui non ha colpa, che non è successo nulla, che tutto è colpa dell’amministrazione che non fa il suo dovere, che non paga come dovuto, che non assume, che non prepara…. Drammatico spaccato di Italia per cui siamo tristemente famosi nel mondo. Dobbiamo insistere per avere indietro almeno i soldi della prenotazione. Con questo magro, ma simbolico, “bottino” andiamo a visitare la casa di Pirandello. Nel senso che il denaro recuperato ci servirà per pagare il biglietto di ingresso. Lungo il percorso passiamo davanti al tempio di Asclepio. Piacevole visita alla casa natale e alla tomba di Pirandello. Il posto è molto piacevole e l’ora è quella che “… volge al desio e ai naviganti intenerisce il core …”. Si intesse una articolatissima conversazione sulla letteratura “gialla” fra me, Laura e Riccardo. Si rientra in albergo verso le 18.00.
Alle 20.00 ripartiamo per Girgenti. Ceniamo in un ristorante in una traversa di via Atenea (“Naif”). L’ha trovato Andrea che sembra essere di casa. Trattoria a gestione familiare che ha molti problemi nella gestione del tempo. Vista notturna della valle dei templi, rovinata dalle luci moderne: una delusione.
Mercoledì 3 giugno. Ieri sera c’era molto rumore proveniente da una discoteca del lungo mare, ma poi la notte è passata tranquilla. Si parte alla volta di Caltagirone. In pullman viene esposto un primo abbozzo per la XIII Periegesi in Magna Grecia del 2016: da Salerno a Siracusa. Nel proseguo dell’elaborazione si trasformerè in “da Taranto a Siracusa”.
A Caltagirone Andrea ci lascia dalla parte esattamente opposta a quella del Museo della Ceramica dove siamo diretti. È l’occasione per attraversare il paese. Il museo, locato in una specie di ipogeo sotto i giardini pubblici, è molto ricco, ma sciatto e tristissimo. Dopo la visita percorriamo a ritroso il paese, con una sosta a “L’escalier”, ai piedi della famosa scalinata di ceramica, per uno spuntino veloce.
Si riparte per Siracusa, dove si arriva quasi alle 17.00. Ritiriamo i biglietti e andiamo in albergo. Ci siamo distribuiti in vari alberghi di Ortigia. Il ritrovo è al Tempio di Apollo. Da qui procediamo a piedi fino a teatro greco. Stasera sarà rappresentata “Ifigenia in Aulide”. Che si rivela un gran bello spettacolo: ottima la scenografia e l’uso del coro. Impeccabili gli attori. Senz’altro fra i migliori spettacoli visti a Siracusa. Il testo poi fa il resto. Apprezzabile anche il rispetto filologico. Bravo il regista (Federico Tiezzi, di cui ricordo anche uno splendido allestimento de “Gli Uccelli” di Aristofane), buona la traduzione di Guidorizzi. Fra gli attori da segnalare il sempre bravo Lo Monaco (fu uno splendido Edipo nel 2004) e la figlia di Lavia (che fa Ifigenia). Un gran bello spettacolo. Da mettere nel top con “Edipo Re” con Scaccia del 2004, la “Medea” di Euripide con Maddalena Crippa sempre del 2004, “I sette contro Tebe” del 2005.
Alcuni rientrano in taxi, altri a piedi. Ceniamo a “La Tavernetta”. Molto rumore e un po’ di lentezza di troppo. Ma cibi buoni. Dopo cena breve giro per Ortigia notturna. Alcuni si fermano alla pasticceria Artale in piazza Duomo.
Giovedì 4 giugno. È, di fatto, un giorno libero da impegni corali. Ognuno si ritaglia il suo percorso. Un gruppo assai numeroso si ritrova comunque al tempio di Apollo e da qui procede verso le Catacombe di San Giovanni. Visita guidata alle catacombe, breve, ma interessante. La nostra guida non ha competenze archeologiche, ma è molto acuta e professionale. Dalle catacombe di San Giovanni ci trasferiamo agli scavi di Piazza della Vittoria. Anche qui erbacce, impossibilità di accedere agli scavi che pur avrebbero un percorso di visita. Infine ci dirigiamo verso il mercato coperto di Siracusa, pieno di odori di frutta e di spezie.
Alle 18.00 solito ritrovo al tempio di Apollo. Poi a piedi fino al teatro greco. La rappresentazione di “Medea” (di Seneca) ha la regia di Magelli, attuale direttore del Metastasio di Prato. Belle le musiche. Il testo abbastanza rispettato. Unica forzatura, ingente, al termine: Medea non fugge col carro del sole, ma vien ricoperta di terra da parte del coro. A simbolizzare un ritorno alla terra, alla dimensione terragna che l’ha sempre contraddistinta e che ce la fa leggere come una succedanea (un’ipostasi) della Grande Madre Mediterranea. Il coro che la seppellisce, d’altro canto, ben riassume la lettura decisamente “socio determinata” del dramma che il regista vuol proporre. La recitazione è gridata, espressivamente carica. All’inizio infastidisce, poi ne si capisce il senso e l’intelligenza. La lettura di Medea va nel senso della straniera aggredita nella sua identità, che così viene fatta impazzire. E, in questa dimensione folle, uccide i figli. Dei possibili nuclei di senso del personaggio quello della straniera è particolarmente valorizzato. A tutto detrimento degli altri. Complessivamente lo spettacolo è buono ed interessante la lettura del personaggio che forza il testo senza sovvertirlo. Non sarà così con lo spettacolo di domani.
A piedi, ma alcuni vanno in taxi, fino alla “Osteria di Seby” in via Mirabella. Bell’ambiente, buoni cibi, un buon servizio, il prezzo un po’ più alto rispetto al contesto, ma accettabile. Ci raggiunge Giorgio che domani sarà presente al convegno.
Venerdì 5 giugno. Giornata di studi su “Medea e il figlicidio. Dal mito alla clinica” (programma in basso)
Si comincia con i begli interventi di Riccardo e Daniela, poi quello di Primo, Mesa, Giorgio e Antonino. Segue una pausa caffè in Piazza Archimede. Si riprende il convegno. Parliamo praticamente tutti. Si finisce che sono ormai quasi le 14.00.
Stasera a teatro abbiamo “Le Supplici” di e con Moni Ovadia. Lo spettacolo è piacevole, ben fatto, ben recitato, anche se il testo (e il senso) dell’opera di Eschilo risultano forzati fino ad essere stravolti. Non una riflessione su Eros, sui drammi che porta e sui legami che suscita, ma invece un racconto sullo straniero e l’accoglienza. Una tematica marginale diventa centrale. Si mette Eschilo davanti per andare da un’altra parte. Era già successo alcuni anni fa con Atridi, visto a Tyndaris. Ma allora lo spettacolo era una cosa pietosa. Ora è tutto ben fatto, molto accattivante. Il pubblico mostra di gradire. Moni Ovadia si compiace e fa dire ad Eschilo che “i migranti”, quelli fra il pubblico, “sono i miei vicini di casa, i miei compagni di vita”.
Per cena ritorniamo alla “Osteria di Seby”. Ci sono varie esternazioni di Riccardo che non si limitano ai saluti, ma progetta grandi cose (congressi, pubblicazioni, collane, seminari…) per tutto il prossimo millennio. Vedremo…: comunque complimenti per il tripudio di vitalità. L’attenzione sembra comunque contrarsi su Medea e il convegno di stamattina, ma anche su Orfeo. Daniela accetta di collaborare alla organizzazione di una raccolta di contributi su Medea, ma si tira indietro rispetto a Orfeo. A Sofia comunque farà un bell’intervento. È l’ultimo simposio di questa XII Periegesi in Magna Grecia e Floriana vuole “bagnare” i saluti con uno sciroppo di carubbo. Buono.
Sabato 6 giugno. Stamattina c’è un clima da “addio alle armi”: un clima di smobilitazione. Partono tutti e molto presto. Restano solo Primo e Carlo. Concetta partirà in tardissima giornata, che passerà con noi.
Primo e Carlo si trasferiscono al Livingstone. Un buon albergo poco discosto dal Domus Mariae e con una splendida sala colazioni sui tetti di Ortigia e il mare aperto.
Poi insieme con Concetta andiamo all’Avis a ritirare l’auto: una Peugeut 208 seminuova. Subito ci dirigiamo verso la Villa romana del Tellaro che Carlo non ha mai visto. Si leggono passi da “Per le antiche strade” di un autore che conosciamo.
Poi ci dirigiamo verso Calamosche. Lasciamo la macchina e, a piedi, raggiungiamo la baia e da qui ci dirigiamo, lungo costa, fino a Vendicari. Grande bellezza della campagna: roccia, mare e una terra piena di verzura non ancora bruciata dal sole. Una pianta è fiorita con dei fiori color cobalto, di grande impatto. E ha pensato bene di adornare di sé tutta la costa. Lungo la quale troviamo una piccola baia dove facciamo il primo bagno della stagione insieme ad una coppia di francesi anziani. Ripartiamo dunque per gli stagni di Vendicari. Visitiamo quello che resta degli stabilimenti ellenistici per la lavorazione del pesce.
E poi della grande tonnara ora restaurata. Arriviamo fino alla spiaggia, alle saline, all’antico pozzo probabilmente posto sulla via Elorina. Decidiamo di tornare a mangiare al B&B di Calamosche. Sotto il carubbo non c’è quasi più nessuno. Mangiamo varie cose, fra cui delle ottime sarde fresche in aceto.
Ripartiamo dunque per Avola. Decidiamo di visitare i resti della locale villa romana, sempre seguendo “Per le antiche strade”. La troviamo sulla litoranea con un po’ di difficoltà: appena segnalata, ma con le erbacce tagliate. Facciamo qualche foto e qualche riflessione sullo sperpero di un reperto archeologico tanto importante. Di fronte una piccola spiaggia, tutto intorno terribili costruzioni moderne: villette da mare, casupole, obbrobri di vario tipo… Ci dirigiamo dunque alla volta dell’aeroporto di Catania per accompagnare Concetta. E poi di nuovo a Siracusa.
Ceniamo di nuovo all’ “Osteria da Seby”, che si rivela un buon ristorante, ma molto discontinuo. Quello che lo caratterizza e lo rende appetibile è un contesto pulito e di sobria eleganza, senza il rumore terribile di altri ambienti siracusani.
Domenica 7 giugno. La colazione è sul roof dell’albergo. Bellissima vista. Buona colazione, ma tutta la struttura potrebbe essere meglio arredata. Carichiamo in macchina le valigie e poi partiamo per una lunga passeggiata per Ortigia.
Visitiamo il museo del Papiro, locato in un monastero agostiniano, molto ben restaurato. È proprio davanti al nostro albergo. Tutto curato, ben tenuto, con personale abbondante, mezzi audiovisivi, apparati didattici… L’interesse è relativo, ma stupisce il gran profluvio di mezzi per un qualcosa senz’altro di minore interesse del museo della ceramica di Caltagirone.
Si prosegue per la chiesa di San Filippo, rifatta nell’800. Poi si arriva in via Roma e si vede il teatro (moderno) di Siracusa, già sede di importanti prime, danneggiato da un terremoto alla fine degli anni ’50. Da allora sempre sottoposto a restauri, mai completi, per cui non è stato mai riaperto ad una stagione di prosa. Un peccato non vederlo mai riaprire pensando che potrebbe essere dedicato agli spettacoli di teatro antico da svolgersi nel periodo invernale. Chiamando da tutta Italia tutti coloro che allestiscono rappresentazioni classiche nel corso dell’anno. Ovvero riproponendo le opere della stagione estiva di Siracusa. Ovvero le opere moderne che siano riproposizioni o rielaborazioni di teatro antico. Ad esempio Tennesee Williams: “Il lutto si addice ad Elettra” o la “Medea” di Corrado Alvaro. E ancora chiamando anche compagnie straniere che propongono buoni spettacoli antichi tradotti nella loro lingua. Primo fra tutti il teatro nazionale greco. Un modo per assicurare a Siracusa un continuo flusso di turismo culturale e tornare a farne “la città più colta dell’Occidente greco”. Ora è Primo a farsi trascinare dalla fantasia, come Riccardo con i suoi progetti di due sere fa.
Ci dirigiamo verso la magnifica piazza Duomo per vedere “il Seppellimento di Santa Lucia” nella chiesa di Santa Lucia Intramoenia. Dovrebbe essere permesso di avvinarsi di più. Da questa distanza l’opera è mal fruibile e anche mal leggibile.
Poi andiamo nel Duomo. Davanti c’è uno spettacolo di sbandieratori che gode un grande successo di pubblico. Poi sul lungomare fino alla fonte Aretusa. Si continua passando davanti al Luna Rossa che un tempo era locale prediletto da Plinio. Quindi al castello Maniace, in restauro, ma con accesso gratuito.
Si pranza di nuovo dalla pasticceria Marciante. Poi alla macchina e si parte per l’aeroporto di Catania. Il percorso è senza inciampi. Siamo in largo anticipo e ci sistemiamo nel bar sopra le partenze.
È stato un gran bel viaggio.
Appendice
Il Centro Studi di Terapia della Gestalt
Con il patrocinio di:
Centro di antropologia del mondo antico dell’Università di Siena
Cattedra di criminologia dell’Università di Siena
Istituto Nazionale del Dramma antico (INDA)
Federazione italiana delle associazioni di psicoterapia
Promuove una Giornata di studi su
“Medea e il figlicidio. Dal mito alla clinica”
Siracusa, 5 giugno 2015 – ore 9.30–13.30
Sede dell’INDA – Corso Matteotti 29
Le pagine della cronaca sono costellate, nel corso dell’anno, da ripetersi dell’evento che maggiormente ci fa inorridire: il figlicidio. Nel suo essere espressione di quanto più innaturale il comportamento umano può esprimere, questo gesto disvela la follia nella sua essenza più atroce ed apparentemente incomprensibile. E nello stesso tempo nasconde anche un elemento archetipico che oscuramente serpeggia nell’essere umano da sempre ed al quale ci si può avvicinare solo “timore e tremore” di fronte alla prospettiva di scoprire, in ognuno di noi, un frammento di ciò che pure alieniamo da noi stessi come la parte più aberrante dell’essere umano. Su questo tema, nell’occasione delle rappresentazioni tragiche dell’INDA, si terrà la Giornata di studio della serie “Mytos e Psychè” (o Mito e Psiche), che segue quella su “Arianna nel mito e nella clinica” tenutosi a Naxos nel 2012, quello su “Il principio afroditico” tenutosi a Paphos e Citera (2013 e 2014), quello su “Oreste e il conflitto fra dei” tenutosi a Siracusa nel 2014.
Nella Giornata su “Medea e il figlicidio” si confronteranno rappresentanti di diverse scienze umane, nel tentativo di dipanare alcuni elementi che ci consentano un minimo di “understanding” di questo fenomeno che, come nessun altro, ci appare come “opus contra naturam” e per questo stesso motivo fonte di interrogativi su cui la Giornata di studi si propone di avviare un confronto interdisciplinare.
Programma preliminare:
Daniela Fausti (Docente di Letteratura greca, Università di Siena): Medea nel racconto euripideo
Riccardo Zerbetto (Direttore, Centro Studi di Terapia della Gestalt): Metis e l’archetipo della re-incorporazione del nuovo nato
Primo Lorenzi (Psichiatra e docente a contratto presso l’ Università di Firenze): Psicopatologia del figlicidio
Maria Teresa Fabbri (Docente di Latino e Greco, Liceo Classico): Medea vista da Pasolini
Giorgio Antonelli: James Hillman ed il divino figlicidio in Puer aeternus
Antonino Truglio: Il figlicidio nella cultura demonologica del Kenya