XIV PERIEGESI – Diario Attica, Citera, Corinto

“Afrodite II”

29 Agosto – 8 Settembre 2014

I luoghi: Atene, Icarion, Ramnunte, Brauron, Porto Rafti, Toricos, Sounion, Pireo

Citera: Santuario minoico rupestre di Aghios Gheorgios, spiaggia di Scandia, collina di Palaiokastro, Kora, spiaggia di Kapsali, grotta di Goussi

Neapolis, Nauplion, Argo, Castello di Larissa, Myloi, Micene, Fonte di Era (monastero di Aghia Moni), Heraion di Argo, Bagni di Elena (Loutros Eleni), Canale di Corinto, Perahora,l’Archaia Chorintos, Porto Lacheion, Acrocorinto,  santuario di Poseidone all’Istmo, Nemea, Fliunte, Eleusi

Salamina: spiaggia di Kanakia (sito archeologio miceneo)

Atene

Partecipanti: Alberto, Concetta, Cristina, Daniela, Emma, Floriana, Franco, Giorgio, Isa, Laura, Mesa, Nora, Primo, Riccardo, Sara, Teresa.

Venerdì 29 agosto. Prima tappa Atene. Siamo alloggiati all’hotel “Philippos”, minimale, un po’ inferiore al “Partenon” a cui ci eravamo abituati. La sera si cena allo “Spilion tes Acropolis” da dove avevamo salutato Atene l’anno scorso. Si cena in una veranda al vento.

Sabato 30 agosto. Si parte puntuali alle 9.00. Abbiamo un pullman grande. Ci dirigiamo al sito di Icarion. È chiuso, ma passiamo la recinzione. Poche le emergenze archeologiche, ma sufficienti per fare una lunga digressione sull’arrivo di Dioniso in Attica, su Icario, sulla figlia Erigone, sulla sua tragica fine.

Poi ci indirizziamo verso Ramnunte passando per i luoghi della battaglia di Maratona. In un contesto paesaggistico molto suggestivo arriviamo ai santuari diThemis e Nemesis. Da qui procediamo alla visita anche della fortezza attica che ci era sempre sfuggita nei nostri precedenti passaggi in questi luoghi.

Di fronte abbiamo la parte inferiore dell’Eubea. La fortezza attica insiste su un promontorio con un doppio porto, che precedentemente era stata la sede di un insediamento miceneo. Sul monte di fronte ci sono i resti di un santuario di Anfiarao, uno dei sette contro Tebe che aveva il suo sito oracolare nella vicina (almeno in linea d’aria) Oropo.

La vicinanza fa fremere Riccardo che non si vuol mai negare l’occasione di visitare una grotta, sede di un culto ipogeo o di un sito oracolare.

Ci si ritrova all’ingresso del sito di Ramnunte. La custode è molto gentile e parla anche bene l’italiano. Procediamo ad un sistematico furto di fichi e uva; quindi ripartiamo per Brauron. Arriviamo appena prima della chiusura, il tempo di visitare l’interessantissimo museo, ma non i resti del santuario. Nel museo i reperti di Brauron, ma un po’ di tutta la “Mesogia”.

Ci fermiamo a mangiare a Porto Rafti, ad un simpatico ristorante che ci è consigliato dal nostro nocchiero. È una buona scelta. Ottime delle splendide sardine, tenere, ma grosse come trote. Velocemente ripartiamo alla volta di Toricos, da cui si possono vedere le famose cave del Laurio. Ci soffermiamo al teatro in gran parte intagliato nella roccia.

Ora ci dirigiamo verso Sounion, mentre si avvicina l’ora del tramonto. Con l’incanto relativo. I tempi sono stretti. Sono in corso gli scavi al vicino tempio di Athena e al sacello di Frontis.

Il viaggio di ritorno verso il Pireo è lento. È sabato sera, ci sono ingorghi. Ci mettiamo quasi due ore. Alloggiamo al “Theoxenia Piraeus”, un cinque stelle, che, in verità, ne merita tre, ma queste sono buone.

Per la cena il gruppo si divide. Una metà va a una tavola calda lì vicina, un’altra al Microlimani, un ristorante assai deludente da più punti di vista. Il posto però è carino. C’eravamo già stati (c’era anche Plinio) alla fine della VII° Periegesi.

Domenica 31 agosto. La colazione del Teoxenia è molto continentale, ma c’è un buon yogourt. Alle 9 raggiungiamo a piedi il museo archeologico del Pireo. Grande interesse per reperti che abbracciano tutto il mondo antico. Dalle statuette ritrovate sul santuario rupestre minoico di Citera (lo visiteremo domani), a quelli del santuario miceneo di Methana. Per poi passare alla ricchissima collezione di vasellame ceramico che va dal primo geometrico, alla ceramica attica a figure rosse. Impressionanti le statue bronzee che raffigurano Apollo, Artemide, Athena e una splendida maschera teatrale. Da sole basterebbero a giustificare una visita.

Curiosa anche la storia di questi splendidi bronzi. Forse immagazzinati per essere fusi o esportati, furono sepolti da un incendio (forse in epoca tardo antica?) che li ha sepolti permettendoci di poterli ammirare. Non sono molti i bronzi antichi monumentali che si sono salvati dalla grande cesura medioevale. In tutto una quarantina. Questi non sono certo fra i reperti minori.

Infine visitiamo le impressionanti documentazioni di arte funeraria ellenistica e romana. A proposito di arte romana: una intera stanza è dedicata ai reperti riemersi da una nave naufragata nella baia del Pireo. Era carica di marmi scolpiti ad Atene e diretti verso il mercato romano. La cosa è confermata da altri pezzi identici, fatti nello stesso atelier e rinvenuti a Roma.

Il museo ha anche una parte esterna con il teatro ed altri reperti, fra cui degli splendidi leoni e alcuni pregevolissimi sarcofagi.

La gran parte del gruppo fa, in trenino, il giro del Pireo. Ci ritroviamo in albergo alle 12.30 e partiamo per l’aeroporto.

Regolare e veloce il volo su Citera, un po’ difficoltoso l’atterraggio. Puntuale il nostro pullman, con il simpatico Panos, che ci vien a prendere all’aeroporto per accompagnarci al nostro albergo: il “Venardos” a Aghia Pelagia. Quello che resta del pomeriggio lo dedichiamo a un bel bagno nella spiaggia vicina, non particolarmente esaltante. Ceniamo a un ristorante sul mare (Kaleris), con i tavoli proprio sulla spiaggia. Il posto è carino, cibo e stile sono molto greci. Il servizio è lentissimo.

Lunedì 1 settembre. La colazione al Venardos è assai modesta, funestata dalla vespe. Si parte alla volta del Santuario minoico rupestre di Aghios Gheorgios. Il nostro pullman non ci può portare fino in cima. Facciamo così una grande camminata a piedi fino alla cresta del monte che ha una vaga forma a labris. Da lì si gode un panorama veramente notevole sulla cosiddetta “baia fenicia”, ma del santuario rupestre nemmeno un segno.

Ci concediamo una pausa marina alla spiaggia di Scandia, dove ci sono tombe non valorizzate che andrebbero dal periodo minoico a quello romano. Nessuna valorizzazione del sito, la strada è invasa dai rovi. Ma lì c’è un bella spiaggia, con un mare pulito. Dopo il bagno l’estiatorio “Skandia”, buono, con un servizio efficiente e grande cortesia.

Si riparte alla ricerca del tempio di Afrodite Urania sulla collina di Palaiokastro. Anche qui a piedi. La strada si perde fra i rovi, le mucche, gli stazzi. Troviamo alcuni saggi di scavo, ma nient’altro. La dea, fedele alla sua dimensione “urania”, ci sfugge.

Ci dirigiamo verso il capoluogo dell’isola: Kora. Il paese è carino, un po’ lezioso. Poca la gente. Il castello veneziano è in gran parte diruto. I lavori di restauro sono ancora in corso, c’è una piccola esposizione con modesti reperti medievali. C’è anche il famoso “leone di Citera”, con una storia complessa: statua in marmo del VI° secolo a. C., trovato dai veneziani nella vicina Paleopoli (là dove abbiamo pranzato) e poi trasferito nel castello.

Infine ci trasferiamo alla spiaggia di Kapsali per una breve sosta e quindi facciamo ritorno in albergo. Ceniamo di nuovo al Kaleris, con gli stessi problemi del giorno prima, ma sembra proprio che ad Aghia Pelagia non ci sia di meglio.

Martedì 2 settembre. Solita colazione in compagnia delle vespe. Riccardo organizza in poco tempo un “II° convegno su Afrodite” (programma in basso) che riesce bene, grande partecipazione di “un pubblico attento e selezionato”. Grande cortesia dei gestori del Venardos che si prodigano per renderci piacevole la mattinata. Il tutto a meno di dieci euro a testa.

Si parte alle 14.00 con il nostro Panos. Una sosta alla grotta di Goussi, breve ma sufficiente a molti per farsi un bagno di acqua piovana. Si, perché a Citera oggi è brutto tempo e tratti piove.

Ci imbarchiamo sul traghetto per Neapolis. Il viaggio è tranquillo. A Neapolis ci attende il nostro pullman con autista, uomo di poche parole, ma di molte telefonate. Il lungo viaggio (quasi quattro ore) viene trascorso correndo da un tema all’altro: dalla passione amorosa, a Pausania, a Calasso… Ma passa bene. Arriviamo a Nauplion alle 22.00. Ci aspetta un albergo che pare trasferito di peso (solo un po’ spolverato, ma neanche tanto) dagli anni ‘60 del XX secolo: mobili modernisti di compensato, scale di marmo, ampi androni, bagni minuscoli… Rimane comunque nel decoro. Ci rechiamo subito a un ristorante: la “Omorpho Tavernaki” che ci indica la concièrge. Ci troviamo bene. Il servizio è veloce.

Mercoledì 3 settembre. La colazione è spartana, ma la sala colazioni dà direttamente sul lungomare di Nauplion, con una bella vista sul golfo. Alle 9.00 ci aspetta il nostro pullman, più piccolo, guidato da una donna accompagnata da un ragazzo. Non è esperta di niente e ci creerà qualche problema.

Ci rechiamo ad Argo. È giorno di mercato e il museo archeologico, per cui eravamo espressamente venuti, è chiuso. Visitiamo il teatro con l’annesso impianto termale romano e un Afrodision, di cui resta ben poca cosa, ma che doveva essere molto antico se le fonti lo dicono sede di un culto ctonio. Poi l’agorà romana che insiste sull’area di una necropoli di età geometrica. Saliamo quindi sull’Aspis a vedere le poche emergenze delle strutture templari dell’acropoli e di ciò che resta dell’insediamento premiceneo di Deiras. Segue la visita ad un monastero ortodosso sul costone della seconda acropoli, costruito su una grotta probabilmente dedicata ad Hera. Ora sede di una specie di cripta, umida e piena di icone che, purtroppo, stanno andando alla malora. Poi saliamo al castello di Larissa. Da qui uno spettacolo notevole su tutta la piana di Argo.

Decidiamo di andare a mangiare sul mare a Myloi, vicino a Lerna e alla casa delle Tegole. Il ristorante è proprio sul mare. Si chiama “Ostra”. Tutto è accettabile. Il mare però è paludoso (siamo o non siamo a Lerna?). Riccardo non rinuncia al solito bagnetto. Nonostante tutto.

La serata si chiude con la visita di Micene. Sempre interessante e che richiederebbe più tempo.

Ritorniamo all’Agamennon (siamo sempre in tema) prima delle 20.00. Per cena ritorniamo all’ Omorpho, che anche stavolta non delude.

Giovedì 4 settembre. Il ritrovo è alle 9.00 per visitare il museo archeologico di Nauplion. Di grande interesse, raccoglie reperti provenienti da tutta l’Argolide documentando lo sviluppo della civiltà in quest’area così essenziale per la Grecia. Impressionante l’armatura bronzea di un guerriero di età micenea. Impeccabile, per precisione e comprensibilità, un breve filmato che illustra cronologicamente il susseguirsi degli insediamenti: dal Paleolitico al tramonto della civiltà micenea.

Ripartiamo – con un nuovo pullman e un nuovo autista, Costas, alla volta della cosiddetta “Fonte della rigenerazione”, presso il monastero di Aghia Moni. Qui Hera, ogni primavera, si recava per rinnovare la sua verginità e tornare sempre nuova e intatta. In un ciclo di eterna giovinezza. Un gentile signore sta facendo scorta del prezioso liquido. Lo usa per cucinare. Chissà il sapore dei cibi! E gli effetti mirabolanti che questo deve avere.

Ci rechiamo dunque al grande Heraion di Argo. La visita è accurata, con ampie letture. Intorno la impressionante dolcezza della pianura argiva che quest’anno è insolitamente verde. Con un preciso ed impeccabile trasferimento il nostro nocchiero ci porta poi ai bagni di Elena, nella zona del golfo. Qui è una risorgenza di acqua dolce proprio sulla riva del mare. Per tutti è l’occasione di un bagno gradevole.

Costas ci porta a pranzo a un ristorante (To Perama) all’imbocco del canale di Corinto, lato golfo Saronico. Proprio di fronte a un ponte a scomparsa sottomarina. Ripartiamo alla volta di un altro santuario di Hera: quello corinzio di Perahora. È stata la prima tappa della prima periegesi. Poi ci siamo tornati altre due volte (nella V° e nella IX°). Questa è dunque un “ennesimo” ritorno. Ma in Grecia, diceva Plinio, “… si torna sempre, anche quando è la prima volta”. Il tempo si sta rabbuiando. In breve si alza anche un potente vento di maestrale che muove il mare. Il sito è stato risistemato e ha perso un po’ del suo fascino selvaggio. Ma la visita è sempre molto interessante. Ora è stato messo in evidenza la sede del tempio della dea, le strutture annesse. Primo e Riccardo scoprono una grotta, proprio sopra l’approdo, che dà adito a molte ipotesi. Invero un po’ in libertà.

Al tramonto arriviamo al nostro nuovo albergo (“King Saron”), molto supponente, ma in pratica assai deludente. Il giardino dell’albergo si affaccia sul golfo Saronico. Qui ci soffermiamo dopo cena per discutere di vari argomenti, ma siamo disturbati da una brutta musica, che poi si protrarrà fino a tarda ora, turbando anche il sonno di molti.

Venerdì 5 settembre. Il tempo è migliorato. Splendida alba sul golfo Saronico. Colazione assai modesta.

Si parte per l’Archaia Chorintos. Prima visitiamo il museo, parzialmente chiuso, mal organizzato: più un antiquarium che un vero e proprio museo. Poi visitiamo l’area archeologica: il tempio di Apollo, la fonte di Glauce, la grande stoà ellenistica, la fonte Pirene…

Segue un salto al porto di Lacheion, non scavato. In evidenza solo una basilica tardo antica di notevoli dimensioni. Due simpatici archeologici ci danno notizie del sito.

Pranziamo lì vicino alla nuova Lecheion, in un ristorante sul mare la cui scelta è l’esito di una lunga contrattazione. Il posto è piacevole e ci tratteniamo a lungo.

Nel pomeriggio visitiamo l’Acrocorinto. Molti arrivano fino al sacello di Afrodite, di cui resta ben poca cosa, ma da cui si gode un panorama eccezionale.

Rientriamo in albergo abbastanza precocemente. Per la cena ci dividiamo in due gruppi. Uno rimane in albergo, l’altro va ad una taverna di pesce lì vicina (“Kavos Psarotaverna”), che si rivela superiore alle aspettative.

Sabato 6 settembre.Visitiamo subito il santuario di Poseidone all’Istmo,a due passi dal nostro albergo. Molto interessante il museo e anche la visita degli scavi: il tempio di Poseidone, il teatro, una grotta artificiale misteriosa, le terme romane, il muro “persiano” e l’Examilion bizantino.

Poi è la volta di Nemea.Il sito è molto ben tenuto. Ci accoglie un simpatico signore che poi si rivela essere l’archeologo Miller che per molti anni ha scavato il sito per conto della Università di Berkeley. Letture sul sito, da Pausania in particolare. Viene messa a fuoco la figura di Eracle e la “fatica” del leone di Nemea. E inoltre la storia mitica dei giochi di Nemea. Passiamo a visitare lo stadio, sede dei famosi giochi nemei. Lo spirito del luogo contagia e viene approntata una gara ripresa da videocamere “di tutto il mondo”. Sara cade e non riesce ad aggiudicarsi la tenzone.

RaggiungiamoFliunte,la città di Ebe. Alcuni volenterosi visitano i modesti scavi che giacciono in uno stato di semiabbandono.

Ormai è tardi, ma decidiamo comunque di raggiungere Sicione, prima della chiusura. Visitiamo velocemente il museo, il teatro, il Ginnasio, la stoà con gli scavi ancora in corso. Il nostro nocchiero, a questo punto, ci porta a un ristorante sul mare di Kiato.

Rientrati in albergo ci riuniamo per programmare la XV° Periegesi. Dopo molto discutere scegliamo un viaggio che titoliamo “sulle tracce di Orfeo”: da Sofia a Salonicco.

A cena torniamo quasi tutti al Kavos e si mangia di nuovo molto bene.

Domenica 7 settembre. Il museo di Megara risulta chiuso. Con un po’ di difficoltà si decide per Eleusi. La visita del santuario è sempre un’esperienza notevole.

Procediamo alla volta di Salamina prendendo il traghetto da Perama. È l’occasione per rievocare la battaglia di Salamina. Grande interesse sulle fasi della vicenda.

Il bravo Costas ci porta al museo archeologico di Salamina. Questo è aperto quasi per noi. Documenta assai bene i vari siti, in particolare micenei, dell’isola che è l’isola di Eaco, di Telamone, di Aiace e Teucro…

Quindi partiamo alla ricerca del cosiddetto “Palazzo di Aiace”. Attraversiamo tutta l’isola che si rivela, nella sua parte occidentale, assai più verde di quanto sembri. Arriviamo così alla spiaggia di Kanakia. Sono le quattordici avanzate. I più decidono di fermarsi a mangiare in una taverna sul mare. Solo Primo e Riccardo si dirigono al sito archeologico, che non li delude. Gli scavi sono recenti ed hanno evidenziato un abitato miceneo, un’acropoli, con molti reperti esposti al museo or ora visitato. Intorno un panorama notevole. La taverna è in posizione felice, all’interno somiglia alla “lurida popina” di cui ci parla Orazio (V Satira). Ma ci contentiamo.

Riprendiamo la via di Atene quasi alle diciassette. Il viaggio procede senza intoppi. Giunti di nuovo all’hotel Philippos salutiamo Costas che si è rivelato un valido autista. Per cena siamo da Diogenes, in piazza Lisicrate, sulla via dei Tripodi, che negli ultimi tempi ha preso un po’ il posto del “Platanos”.

Lunedì 8 settembre. È il giorno del ritorno. Al mattino ognuno di noi fa autonomamente quello che vuole. Alcuni si recano nella Plaka per fare acquisti, qualcuno torna a fare il giro delle pendici dell’Acropoli. In un momento di sosta al teatro di Dioniso, Primo legge uno scritto di Plinio datato 11 Agosto 2007, su Orfeo. È un modo per iniziare la XV° Periegesi, ricordando una cara persona, che avrebbe molto gradito il luogo e il contesto.

Appendice

Seconda giornata di studi su Afrodite

Citera: Aghia Pelagia, 2 Settembre 2014, Venardos Hotel

In collegamento con XIV la Periegesi

“Nata dalla spuma del mare (chi conosce la citazione di Esiodo?)” Afrodite approda alla spiaggia di Paphos nell’isola di Cipro che, da “allora” può vantare di essere l’ isola della dea cipride. Ma questo approdo mitico rimanda, come spesso, a racconti che affondano le radici su premesse anche storiche seppure al confine tra tracce riscontrabili ed inferenze possibili. La “Dea  dei naviganti”, che già trova ascendenze nelle egizia Iside, dea della navigazione oltre che dell’amore, sembra infatti aver preso le mosse da questi liti tra Palestina ed Anatolia per colonizzare il Mediterraneo ibridandolo di intrecci commerciali, lingue e culture. Di qui la disseminazione di templi fenici ad Ishtar, dea dell’amore, che si convertirà più tardivamente nelle greca Afrodite. Ma figlio della Dea, rapita dalla passione per Anchise, è Enea che dalle ceneri di Troia partirà per la fondazione di Roma. Un impero, quello romano, che rappresenterà l’alveo per la diffusione della Buona Novella e del Sacro romano impero da cui tutti, grazie alla ibridazione di culture medio-orientali, greche e romane, abbiamo la fortuna di essere eredi. Con animo trepido di fronte a tanta Dea ci accosteremo quindi ai liti che ancora ne conservino le vestigia.

Con la XIV Periegesi è proseguito il nostro viaggio sulle tracce di Afrodite. Dopo Cnido e Cipro, (e dopo una periegesi magno-greca che ci ha portati ad Erice) quest’anno siamo approdati a Citera per poi proseguire fino al suo tempio sull’Acrocorinto. Abbiamo fatto, quindi, a ritroso la traiettoria “ellenocentrica” proposta da Esiodo che trascura la derivazione da Oriente della Dea dell’amore.  Abbiamo risalito anche la Laconia sulle tracce di quella dimensione anche bellicosa della Afrodite “area”. Ma una giornata è stata dedicata anche ad Hera, dea dell’amore nuziale, e al suo maestoso tempio in Argolide che le fu patria come nessun’altra.

Programma

Riccardo Zerbetto:Il “Principio afroditico”

Daniela Fausti:Afrodite greca, tra Esiodo ed Omero e gli altri (Afrodite urania e Afrodite pandemia nella lettura platonica del mito)

Maria Cristina. Lombardi :Freya e le dee dell’amore nella mitologia germanica

Anna Randò: La colonizzazione fenicia e i templi di Asterte-Afrodite nel Mediterraneo

Primo Lorenzi:La “qualità afroditica” nelle dee dell’olimpo e nella psicologia femminile

Sara Bergomi: La politica della bellezza in J. Hillman

Concetta Stornante: Quali i figli di Afrodite?