Alceo

Addolorati per le nostre sventure

Addolorati per le nostre sventure,
i Lidi, o padre Zeus, diedero a noi
duemila stateri, se mai potessimo venire
alla sacra città.

Eppure, nessun favore hanno avuto da noi,
e neppure ci conoscono. Ma lui, come volpe
astuta, dopo aver predetto un esito facile,
sperava di sfuggire

Bevi e inebriati con me…

Bevi e inebriati con me, Melanippo. Che pensi?…
Una volta varcato l’Acheronte vorticoso
non tornerai più a vedere la luce pura
del sole. Suvvia, non nutrire speranze grandi.
Anche Sisifo, il re figlio di Eolo,
di tutti il più scaltro, pensava di vincere la morte.
Pur molto accorto, ma soggetto al destino,
due volte varcò il vorticoso Acheronte
e una pena grande diede a lui da soffrire sotto la terra nera
il re Cronide. Ma a queste cose non pensare.
Finché siamo giovani, ora più che mai dobbiamo
sopportare le pene che il dio ci dà)

Beviamo!

Beviamo! Perché aspettiamo le lucerne? Un dito è questo giorno.
Prendi giù le grandi coppe variopinte, o amico.
Come oblio degli affanni, il figlio di Zeus e di Semele
ha dato agli uomini il vino. Mescolane una parte a due di acqua
e versa coppe piene fino all’orlo; e una coppa scacci
l’altra…

Ebro, bellissimo tu tra i fiumi…

Ebro, bellissimo tu tra i fiumi, sfoci
presso Eno, nel mare agitato,
rumoreggiando per la terra tracia

ti frequentano molte fanciulle;
e tu sei gioia per le mani delicate
lungo le cosce belle. Sono ammaliate
dalla tua acqua divina che è come unguento

La grande stanza luccica

La grande stanza luccica
di bronzo; la sala è adorna per Ares
di elmi lucenti, sui quali ondeggiano
bianchi cimieri equini,
ornamento per la testa d’eroi.
Schinieri di bronzo, splendenti,
tutt’intorno disposti, difesa dal forte
dardo, nascondono i chiodi.
E corazze di lino nuovo:
scudi concavi giù deposti:
e accanto, lame calcidesi;
e accanto, molte cinture e tuniche corte.
Tutto questo non possiamo noi dimenticare
una volta cominciata quest’impresa.

Non comprendo lo scontro dei venti…

Non comprendo lo scontro dei venti:
da una parte rotola l’onda
e dall’altra; e noi nel mezzo
siamo trascinati con la nave nera,
spossati molto dalla grande tempesta.
L’acqua già invade la base dell’albero:
la vela è tutta trasparente
per i grandi squarci:
le sartìe cedono, e i timoni

che resistano almeno le scotte
strette alle funi: questo solo potrebbe
salvarmi. Il carico è tutto fuori disperso

Non dobbiamo abbandonare l’animo alle sventure

Non dobbiamo abbandonare l’animo alle sventure:
nessun vantaggio trarremo a tormentarci.
La migliore medicina, o Bicchi,
è procurarci il vino e ubriacarci.

…Questo sacro recinto

… Questo sacro recinto,
grande, comune, sul colle assolato,
i Lesbi posero; e qui innalzarono altari
agli dèi beati;
e Antiao denominarono Zeus,
ed Eolia te, la dea gloriosa
genitrice di tutto; e questo terzo
denominarono Kemelios,
Dioniso crudivoro. Con animo
benigno, suvvia, il nostro voto
ascoltate: da questi affanni
liberateci e dall’esilio penoso:
il figlio di Irra sia perseguitato
dalle Erinni di quelli; ché una volta giurammo,
dopo il sacrificio, di non tradire mai
nessuno degli amici:
morti, rivestiti di terra,
giacere per mano di quelli che allora comandavano,
o dopo averli uccisi noi,
liberare dalle pene il popolo.
Fra tutti, il pancione non parlò
con il cuore; ma calpestò facilmente
i giuramenti, e adesso divora
la nostra città.

Zeus piove. Dal cielo un grande temporale

Zeus piove. Dal cielo un grande
temporale. Sono gelati i corsi dei fiumi.

Scaccia via quest’inverno, attizzando il fuoco,
e mescendo senza risparmio vino
dolce; e intorno alle tempie
cingi fasce morbide di lana